Parola di Vita
 

15 giugno 2025 - S. Trinità

 
 
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Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 16,12-15)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».

 

 

 

 

 

Il momento della Verità

 

Dopo essere stati immersi nel mistero pasquale di Gesù per cinquanta giorni, il cammino nel tempo ordinario riparte dall’incontro straordinario con il volto di Dio. Un Dio che è Padre, Figlio e Spirito, una circolarità d’amore nella quale ogni uomo è chiamato ad entrare. È il Dio che Gesù, il Figlio, ci ha rivelato pienamente e che, riversando il Spirito nei nostri cuori (cfr. Rm 5,5), ci dona di partecipare alla stessa relazione che lo lega al Figlio nell’Amore. Non per nulla il tempo pasquale ha trovato il suo compimento nella Pentecoste, là dove ad ogni discepolo di Gesù è donato lo Spirito, Colui che rende personale la relazione d’amore fra il Padre e il Figlio.

Il tempo ordinario è proprio il tempo in cui manifestare sempre più chiaramente la nostra “verità” di figli di Dio, di figli nel Figlio. Ed è talmente importante che giunga a compimento questa nostra “verità” di figli di Dio che tutta la creazione la attende: “l’ardente aspettativa della creazione è protesa verso la rivelazione dei figli di Dio” (Rm 8,19).

Tuttavia la scoperta di questa “verità” è un cammino.

Oggi Gesù nel vangelo dice ai suoi: “ho molte cose ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Però, quando verrà lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità”.

Ci pare strano che Gesù dica queste parole. Se Gesù è la Parola ultima e definitiva del Padre per noi (“Dio, che molte volte e in diversi modi nei tempi antichi aveva parlato ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio”, Eb 1,1), quale Parola ha ancora da dirci il nostro Dio?

Possiamo pensare al fatto che Gesù dice questo prima della sua donazione ultima nella sua Pasqua di morte e resurrezione. Quindi, le “molte cose che Egli ha ancora da dire” ai discepoli possono essere “la Parola della Croce” (come la definisce S. Paolo in 1Cor 1,18). Tuttavia, a noi che ascoltiamo queste parole dopo l’Ora della croce, quali possono essere queste “molte cose che ha ancora da dirci”? Possiamo pensare che queste “molte cose che ha ancora da dirci” e di cui non “siamo capaci di portare il peso” siano l’esperienza personale di quella medesima “Parola della Croce”, là dove possiamo incontrare “la verità”, la “verità” dell’amore di Dio per noi e la nostra “verità” di figli di Dio (e si tratta di un’unica esperienza!).

Si tratta di qualcosa che “per il momento non siamo capaci di portare il peso”. Ed è proprio così: “il peso” della “Parola della croce” non possiamo portarlo con le nostre sole forze!

L’unico che può portarne il peso è Gesù. Infatti il verbo greco che indica il “portare il peso” è molto spesso utilizzato nel contesto della passione di Gesù: “…Egli ha preso le nostre infermità e si è caricato (ha portato il peso) delle malattie” (Mt 8,17); “egli, portando la croce, si avviò verso il luogo detto del Cranio, in ebraico Gòlgota” (Gv 19,17).

Ed eppure anche tutti noi discepoli di Gesù siamo chiamati a “portarne il peso” in quanto discepoli di Lui: “colui che non porta (il peso) la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo” (Lc 14,27); “io porto le stigmate di Gesù sul mio corpo” (Gal 6,17; cf. anche Mt 20,12; At 9,15; Rm 15,1; Gal 6,2.5). Gesù infatti sottolinea che “per il momento” non possiamo. Questo significa che c’è un momento in cui potremo “portare il peso” della “parola della Croce” nella nostra vita. E quel momento sarà “quando verrà lui, lo Spirito della verità; Egli ci guiderà a tutta la verità”, cioè sarà la nostra guida, aprirà la strada perché possiamo entrare nella “verità” che è l’amore di Dio per noi e accogliere “la verità” della nostra umanità povera e piccola.

È l’esperienza che fa Pietro: durante l’ultima cena e dopo il gesto della lavanda dei piedi, Gesù gli dice che c’è un tempo in cui non è possibile entrare nella Sua pasqua: “quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo” (Gv 13,7); “dove io vado, tu per ora non puoi seguirmi; mi seguirai più tardi” (Gv 13,36). Ma c’è anche un “dopo” e un “più tardi” in cui gli sarà possibile “portare il peso” dell’Amore così come Gesù lo ha rivelato sulla croce, riconoscendo che questa è la via anche per lui: “quando eri più giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi”. Questo disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio” (Gv 21,18-19).

Quel “dopo” e “più tardi” di cui Gesù parla a Pietro sono “le cose future” che lo Spirito “ci annuncerà”.

“Le cose future” (letteralmente “le cose venienti”) non sono quindi eventi misteriosi che appartengono al futuro, ma fanno riferimento alla Pasqua di Gesù. È la Pasqua di Gesù il futuro e la verità ultima della vicenda umana. Cioè solo l’amore ostinato e perdente di Gesù è “la verità” profonda in cui l’uomo e la storia sono chiamati ad entrare.

Le “cose venienti” sono perciò la Pasqua di Gesù in noi. Per questo Giovanni le chiama “cose future”, venienti in quanto deve “avvenire” e compiersi la vita di Lui in noi.

“Lo Spirito ce le annuncerà”: cioè ci farà comprendere che “portare il peso” della “Parola della croce” è la via sulla quale incontrare la “verità” dell’amore del Padre per noi, dentro la nostra “verità” di figli nel Figlio.

 

 

 

 

 

 


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