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Dal vangelo secondo Luca (Lc 3,10-18)
In quel tempo, le folle interrogavano Giovanni, dicendo: «Che cosa dobbiamo fare?». Rispondeva loro: «Chi ha due tuniche, ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare, faccia altrettanto».
Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare e gli chiesero: «Maestro, che cosa dobbiamo fare?». Ed egli disse loro: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato».
Lo interrogavano anche alcuni soldati: «E noi, che cosa dobbiamo fare?». Rispose loro: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe».
Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pala per pulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel suo granaio; ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile».
Con molte altre esortazioni Giovanni evangelizzava il popolo.
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Vieni o Astro che sorgi
Proseguiamo il nostro cammino di ascolto e riflessione sul canto "Adventi enek" (che potete ascoltare cliccando sul pulsante in fondo). Il Signore ci doni di accostarci al mistero della sua incarnazione preparando il cuore alla logica della sua venuta, lascaindoci provocare dalla bellezza e profondità di questo canto che la tradizione della Chiesa ci consegna per il tempo di Avvento.
Veni, veni O Oriens, solare nos adveniens, noctis depelle nebulas, dirasque mortis tenebras. R: Gaude! Gaude! Emmanuel, nascetur pro te, Israel!
ORIENS: Il termine Oriens fa riferimento a “alzarsi, sorgere, spuntare, nascere, cominciare”. Proviene da orior-oreris-ortus sum. Indica anche il sole levante, il dio sole, il giorno, l’Oriente (sole nel suo nascere).
RIFERIMENTI BIBLICI DEL NOME:
(Is 42,6) "Io, il Signore, ti ho chiamato per la giustizia e ti ho preso per mano; ti ho formato e ti ho stabilito come alleanza del popolo e luce delle nazioni.
(Is 9,1) Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse.
(Lc 1,68-79) Grazie alla tenerezza e misericordia del nostro Dio, ci visiterà un sole che sorge dall'alto, per risplendere su quelli che stanno nelle tenebre e nell'ombra di morte, e dirigere i nostri passi sulla via della pace".
(Gv 8,12) "Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita"
(2Pt 1,19) abbiamo anche, solidissima, la parola dei profeti, alla quale fate bene a volgere l'attenzione come a lampada che brilla in un luogo oscuro, finché non spunti il giorno e non sorga nei vostri cuori la stella del mattino
(Lc 2,32) perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli: luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele"
ALTRI RIFERIMENTI del canto:
(Ger 10,13) Al rombo della sua voce rumoreggiano le acque nel cielo. Fa salire le nubi dall'estremità della terra, produce le folgori per la pioggia, dalle sue riserve libera il vento.
(1 Ts 5,5) Infatti siete tutti figli della luce e figli del giorno; noi non apparteniamo alla notte, né alle tenebre.
(Gen 1,4-5) Dio vide che la luce era cosa buona e Dio separò la luce dalle tenebre. Dio chiamò la luce giorno, mentre chiamò le tenebre notte. E fu sera e fu mattina: giorno primo.
(2 Sam. 22:29) Signore, tu sei la mia lampada; il Signore rischiara le mie tenebre.
(Is. 5:20) Guai a coloro che chiamano bene il male e male il bene, che cambiano le tenebre in luce e la luce in tenebre, che cambiano l'amaro in dolce e il dolce in amaro.
(Is. 45,7)Io formo la luce e creo le tenebre, faccio il bene e provoco la sciagura; io, il Signore, compio tutto questo.
Sole e luce sono simboli tipicamente natalizi: non per nulla il Natale del Signore avviene “nella notte”: “hai illuminato questa santissima notte con lo splendore di Cristo, vera luce del mondo” (colletta notte di Natale).
Il mondo è nelle tenebre perché povero della luce che è Dio (cfr. 1Gv 1,5). Finché Dio stesso non si rivela, non si mostra all’uomo, l’uomo rimane nelle tenebre, Ed eppure Dio si è reso visibile nel volto del Figlio possiamo vederlo con i nostri occhi perché illuminati dalla luce che è sorta dall’alto, il Signore Gesù, Lui che si è fatto carne!
Il 21 dicembre segna il solstizio d'inverno: si tratta del giorno più corto dell’anno in cui la luce ha lo spazio più breve. In questo giorno è possibile ben comprendere dalla natura stessa cosa significhi che le tenebre e l’ombra avvolgono le cose. Tuttavia, a partire da questo giorno, nell'emisfero del nord, la luce solare comincia ad aumentare: l’antifona quindi prepara l’accoglienza di una luce che viene, che crescerà nel corso del tempo, segno di un’altra Luce che è venuta nel mondo (cfr. Gv 1,18).
Notiamo la ridondanza dei termini che indicano la luce e la brevità di questa antifona che contrasta con le altre.
In Lc 1,78, nel Benedictus di Zaccaria, il padre di Giovanni Battista, l'evangelista ha seguito la Settanta, e la versione latina, rivista da Girolamo, traduce: “visitavit nos Oriens ex alto” (“ci ha visitato dall'alto un sole che sorge”). L'antifona latina mette dunque Oriens, che la versione italiana traduce: «Astro che sorge». In ogni caso, il senso messianico, presente nei testi citati dell’Antico Testamento, è confermato da Luca.
Il Signore che l’antifona invoca come Luce che sorge quindi è il Figlio atteso, Colui che sorge dall’alto e viene per illuminare il mondo immerso nelle tenebre. Si tratta di una luce ancora nascosta nel seno della Madre, ma che presto si mostrerà allo sguardo dell’uomo!
“NOTE” MUSICALI:
Questa strofa è bellissima e molto espressiva. Qui il canto originario è affidato alle alte voci del soprano, come a indicare la luce che viene dall’alto. Infatti in questa strofa l’arrangiamento vede un impulso di partenza da parte appunto delle soprano ed un seguire da parte delle altre voci. Le note iniziali sono tutte molto alte e procedono in un graduale e molto significativo abbassamento. In particolare a partire da “noctis”, in un chiaro abbinamento tra alto-luce e basso-tenebra (ed anche il gioco dei volumi aiuta e sottolinea questo movimento). Infatti risalta fortemente il finale bassissimo di “tenebras” evidenziato anche dalla breve pausa che lo segue. Anche qui sembra tutto finito, chiuso. Il sole è tramontato e siamo nelle tenebre in cui non si vede più niente. Ma “esplode” letteralmente il ritornello con l’altissimo “gaude” delle soprano, seguito ancora dalle altre voci.
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